Zone ZES: quali sono le aree del mezzogiorno incluse nel 2025?

Le Zone ZES (Zona Economica Speciale) del Mezzogiorno d’Italia, ricco di storia e di potenziale di crescita, si apprestano a far vivere un nuovo capitolo di sviluppo economico nel Sud.
Ma cosa si intende esattamente con questo termine? Chi sono i soggetti che possono beneficiare di questa opportunità? E quali vantaggi concreti offre alle imprese e al territorio?
Vera Group si propone di fare chiarezza su questi interrogativi, esplorando nel dettaglio le caratteristiche della ZES Unica, individuando i soggetti coinvolti e analizzando le agevolazioni previste, con un focus specifico sulle aree del Mezzogiorno che ne fanno parte nel 2025.
Indice
Cos'è la ZES Unica?
La ZES Unica (Zona Economica Speciale Unica) rappresenta una strategia chiave del governo italiano, operativa dal 1° gennaio 2024, finalizzata a promuovere in modo significativo lo sviluppo economico e la coesione sociale nel Mezzogiorno. Essa si configura come l’evoluzione e l’unificazione delle precedenti Zone Economiche Speciali attive nel Sud Italia, con l’obiettivo di stabilire un quadro di incentivi più esteso e sinergico.
In sostanza, la ZES Unica designa una specifica area del territorio nazionale all’interno della quale le imprese già operative e quelle che sceglieranno di stabilirsi possono usufruire di condizioni particolari per quanto riguarda gli investimenti e le iniziative di crescita aziendale. L’obiettivo principale di questa misura è di accrescere l’attrattività del Mezzogiorno per gli investitori, creando un ambiente propizio alla crescita delle attività imprenditoriali, alla creazione di nuovi posti di lavoro e alla diffusione dell’innovazione.
Chi rientra nelle Zone ZES?
Nella ZES Unica rientrano tutte le imprese, di qualsiasi dimensione e settore, che siano già operative o che intendano avviare una nuova attività all’interno delle regioni del Mezzogiorno individuate:
- Abruzzo;
- Basilicata;
- Calabria;
- Campania;
- Molise;
- Puglia;
- Sicilia;
- Sardegna.
Non ci sono distinzioni particolari in base alla forma giuridica o al tipo di attività svolta, purché l’investimento o la nuova iniziativa siano realizzati in uno dei comuni inclusi in queste regioni. Quindi, l’elemento chiave per beneficiare delle agevolazioni è la localizzazione dell’attività.
Quali sono i vantaggi della Zona ZES?
I vantaggi derivanti dall’operare all’interno della ZES Unica sono molteplici e mirano a rendere il Mezzogiorno un polo di attrazione per gli investimenti. In questo modo, si può rendere il Sud un posto dove favorire la creazione di nuovi posti di lavoro, promuovere la competitività e l’innovazione.
Come indicato dall’Agenzia delle Entrate, i principali benefici sono rappresentati da:
- Credito d’imposta: per i nuovi investimenti in beni strumentali e immobili, che alleggerisce significativamente il costo iniziale per le imprese;
- Semplificazioni amministrative: un alleggerimento dei processi burocratici e una maggiore rapidità nell’ottenimento delle necessarie autorizzazioni.
Quali spese rientrano nelle agevolazioni?
Le agevolazioni si applicano se si acquistano beni nuovi destinati a una struttura produttiva già esistente o da avviare all’interno delle Zone ZES. In particolare:
- Macchinari nuovi: attrezzature e macchinari destinati
a migliorare la capacità produttiva; - Impianti nuovi: include acquisto e installazione di
impianti industriali nuovi; - Terreni: acquisto per la costruzione o l’espansione produttiva;
- Immobili strumentali: cioè locali acquistati, costruiti o ampliati per essere davvero usati nello svolgimento dell’attività (non solo acquistati “a scopo investimento”).
Si può acquistare anche tramite leasing (locazione finanziaria), non è obbligatorio comprare direttamente.
Limiti da tenere a mente nella spesa dell’investimento:
- Il valore di terreni e immobili non può superare il 50% del valore totale dell’investimento agevolato;
- L’investimento deve essere almeno di 200.000 euro e il calcolo del credito non può essere fatto su una cifra superiore a 100 milioni di euro (es. se l’investimento è di 150 milioni, riceverai sempre un credito calcolato su 100 milioni);
- Fanno eccezione le imprese agricole, che possono partire anche da 50.000 euro;
- Gli acquisti devono rientrare in un vero progetto di investimento iniziale, quindi non basta comprare un macchinario qualsiasi: dev’essere parte di un piano più ampio di sviluppo.
Alcuni settori sono esclusi, tra cui:
- Industria dell’acciaio, del carbone e della lignite;
- Trasporti e infrastrutture legate ai trasporti;
- Settore dell’energia (produzione, distribuzione, stoccaggio);
- Telecomunicazioni (come la banda larga);
- Banche, assicurazioni e attività finanziarie.
Quando presentare la domanda all'Agenzia delle Entrate?
Se vuoi ottenere il credito d’imposta per i tuoi investimenti, devi fare due comunicazioni all’Agenzia delle Entrate, rispettando scadenze precise e usando moduli specifici.
- Date di presentazione per la prima comunicazione: dal 31 marzo 2025 al 30 maggio 2025;
- Cosa devi scrivere: quanto hai già speso per investimenti dal 1° gennaio 2025 e quanto pensi di spendere entro il 15 novembre 2025;
- Attenzione agli errori tecnici: se invii tra il 26 e il 30 maggio e ci sono piccoli errori tecnici, puoi sistemare e rimandare entro il 4 giugno 2025;
- Se il file viene scartato per errori gravi (tipo codice fiscale sbagliato): non puoi più correggerlo dopo il 30 maggio. In questo caso, la domanda è considerata non presentata.
In seguito, bisognerà consegnare la comunicazione integrativa (di conferma):
- Quando inviare la comunicazione integrativa: dal 18 novembre 2025 al 2 dicembre 2025;
- A cosa serve: per confermare che hai davvero fatto gli investimenti indicati nella prima comunicazione.
In questo comunicazione bisognerà rispettare delle regole importanti:
- Gli importi non devono superare quelli della prima comunicazione;
- Se non la invii: perdi tutto il beneficio;
- Attenzione agli errori tecnici: se invii tra il 28 novembre e il 2 dicembre e ci sono errori tecnici lievi, puoi correggere e inviare entro il 7 dicembre 2025;
- In caso di errori gravi: il file viene scartato e non potrai più inviarlo dopo il 2 dicembre.
Nella comunicazione integrativa, devi indicare una certificazione che conferma le spese realmente fatte, in linea con la contabilità dell’azienda, per via telematica o tramite i servizi online dell’Agenzia delle Entrate. Puoi farlo tu o chiedere a un intermediario abilitato o un commercialista.
Software da utilizzare per presentare le comunicazioni sono: ZES UNICA2025 e ZES UNICA INTEGRATIVA2025. Puoi trovare i moduli da presentare all’interno del portale ufficiale.
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